

La magia è l'arte di convertire la superstizione in denaro.
- AMBROSE BIERCE, Dizionario del diavolo
Nel 1970 fu pubblicato un libro destinato ad avere un grosso successo
negli Stati Uniti, Psychic Discoveries Behind the Iron Curtain (Scoperte
paranormali oltre la cortina di ferro), di Sheila Ostrander e Lynn
Schroeder. Si trattava del resoconto di un viaggio fatto dagli autori
in Russia e nei paesi dell'est alla ricerca di informazioni sull'allora
tanto mitizzata ricerca parapsicologica sovietica. Si raccontava,
infatti, che i russi fossero all'avanguardia nella ricerca parapsicologica
e che il Kgb si servisse addirittura di sensitivi e veggenti in
veste di spie.
Tra le tante strabilianti scoperte che i due autori fecero nel corso
del loro viaggio, ce n'era una che difficilmente ci si sarebbe potuti
aspettare di fare a Praga, in Cecoslovacchia. Il luogo più
indicato sarebbe stato, probabilmente, il Cairo in Egitto, perché
la scoperta riguardava le piramidi egizie.
Ostrander e Schroeder notarono che nelle abitazioni di coloro che
spesso li ospitavano erano presenti modellini di piramidi in cartone,
all'interno dei quali si trovavano lamette da barba poste in equilibrio
su un fiammifero. Spinti dalla curiosità chiesero quale fosse
il significato di quegli oggetti.
"Vorreste conoscere uno dei segreti delle piramidi?",
chiese, con fare misterioso, un loro amico in risposta alla domanda.
"Certo", risposero i due.
"Bene, uno dei segreti della piramide è la forma".
"E cosa ha di speciale la forma della piramide?"
"Genera energia", rispose enigmatico l'amico.
Era uno scherzo? Cosa sapevano i cecoslovacchi delle piramidi che
non sapesse anche il resto del mondo?
La storia risaliva a diversi anni prima, quando un francese, tale
Bovis, visitò la Grande piramide di Cheope in Egitto. Arrivato
a un terzo della piramide vide la camera del faraone e, stanco per
la fatica e il caldo, decise di entrare per riposarsi. Ciò
che lo colpì della sala fu qualcosa che non aveva niente
a che vedere con l'antico Egitto: il cestino dell'immondizia. Bovis
notò che da esso non proveniva nessuno dei tipici odori dei
rifiuti. Osservando meglio, vide che all'interno del cestino si
trovavano gatti e piccoli animali che si erano persi ed erano morti.
La cosa sorprendente era che questi animali non erano in stato di
decomposizione ma si erano perfettamente mummificati.
Poteva darsi, si chiese Bovis, che la forma delle piramidi fosse
l'elemento segreto che aveva assicurato attraverso i millenni la
conservazione del corpo dei faraoni?
Tornato a casa, Bovis costruì un modellino in miniatura della
piramide di Cheope e lo orientò sull'asse nord-sud. All'interno
della piramide, a un terzo della sua altezza, mise un gatto morto.
Dopo qualche tempo, il gatto era mummificato. In seguito, sperimentò
con diversi tipi di sostanze organiche e concluse che nella piramide
doveva esserci qualcosa che bloccava la decomposizione e provocava
una rapida disidratazione.
Il lavoro di Bovis attirò l'attenzione di un radiotecnico
cecoslovacco, Karel Drbal, che volle sperimentare per conto suo
gli strani effetti delle piramidi. Il tecnico ripeté così
gli studi del collega francese e concluse che doveva esserci "una
relazione tra la forma dello spazio nella piramide e i processi
fisici, chimici e biologici che avvengono all'interno di tale spazio".
Concluse così, dunque, che "servendoci di forme adatte
dovremmo essere in grado di accelerare o rallentare questi processi".
Drbal fece anche un'altra scoperta. Se al posto di carne, frutta
o altro materiale organico si inseriva all'interno della piramide
una lametta da barba usata... questa si affilava nuovamente! Drbal
osservò che se si usava sempre la stessa lametta e, tra una
rasatura e l'altra, la si riponeva sotto la piramide il filo della
lama si rovinava molto più lentamente del normale. Per Drbal,
questa era una prova che l'ambiente presente all'interno della piramide
"faceva regredire rapidamente i cristalli nella lama alla loro
forma originale e, di conseguenza, ne recuperava l'affilatura".
Presto si sparse la voce delle scoperte di Drbal e tutti volevano
provare le piramidi in miniatura. Drabl pensò bene, nel 1959,
di brevettare quello che battezzò: "Affilatore di lamette
Piramide di Cheope" e, qualche tempo dopo, una fabbrica cecoslovacca
si mise a produrre piccole piramidi di cartone.
Ma qual è la "misteriosa forza" che si scatenerebbe
all'interno delle piramidi e che sarebbe capace di mummificare composti
organici e affilare lamette? Secondo alcuni, la forma della piramide
farebbe "da condensatore a misteriose onde energetiche in grado
di agire sugli organismi in modo diverso, distruggendo batteri e
sterilizzando l'oggetto posto al suo interno". Altri ricercatori,
tra cui Peter Kapits in Russia e Jacques Errera in Belgio, hanno
teorizzato che tale forza potrebbe essere la stessa posseduta da
certi guaritori, anch'essi apparentemente in grado di mummificare
pezzi di carne semplicemente imponendo le loro mani.
Una conferma del mistero insito nelle piramidi sarebbe arrivata
nientemeno che da un Premio Nobel per la fisica, Luìs Alvarez.
Nel 1968, durante una spedizione scientifica al Cairo, organizzata
per condurre esperimenti all'interno della piramide di Khafre, un
gruppo di studiosi coordinati da Alvarez misurò un'"accentuata
ionizzazione dell'aria". Servendosi di apparecchiature del
valore di alcuni milioni di dollari, il gruppo di studiosi rimase
allibito nel constatare che succedeva qualcosa, all'interno della
piramide, che "sfidava tutte le leggi note della scienza e
dell'elettronica". Il dr. Amr Gohed, incaricato di installare
alcuni apparecchi all'interno della piramide, dichiarò al
Times di Londra: "O la geometria della piramide è sostanzialmente
errata, il che potrebbe influire sulle nostre misurazioni, oppure
c'è un mistero che va al di là delle nostre spiegazioni:
chiamatelo come volete, occultismo, la maledizione dei faraoni,
stregoneria o magia, all'interno della piramide è all'opera
una qualche forza che sfida le leggi della scienza". La conclusione
fu che era proprio la forma geometrica della piramide a "permettere
l'accumulo di energia cosmica".
Energia che, secondo i cultori della piramidologia, permetterebbe
di realizzare una serie di esperimenti strabilianti, oltre alla
mummificazione della carne e all'affilatura delle lamette: gioielli
e pietre preziose poste sotto un modello di piramide riacquistano
la lucentezza e "potenziano le loro caratteristiche taumaturgiche";
il latte "si trasforma naturalmente in yogurt"; l'acqua
lasciata "per trentacinque giorni, se bevuta allevia i bruciori
di stomaco, se usata come tonico spiana le rughe del viso, infine,
se posta su leggere ferite sortirà un effetto cicatrizzante";
le batterie scariche si ricaricano, "almeno parzialmente";
i semi, una volta sottoposti "a terapia" e interrati daranno
origine a piante più rigogliose e sane; la maturazione della
frutta viene stimolata; fiori recisi subiscono un processo di disidratazione
essiccando perfettamente "senza però mutare colore";
infine, "telepatia o anche latenti facoltà chiaroveggenti
o paranormali... si acutizzeranno anche solo dopo poche sedute".
Oggi, modellini di piramidi placcati in oro si possono addirittura
acquistare in farmacia, dove sono venduti come potenti strumenti
terapeutici. Un depliant illustrativo di una ditta di Venezia, la
Pyramid Company, specializzata nella commercializzazione di questi
prodotti, spiega che le piramidi "hanno il potere di creare
o catturare al loro interno campi di forza diversi da quelli rilevabili
in qualsiasi altro spazio geometrico chiuso". Ciò avrebbe
il potere di produrre benefici effetti sull'uomo; ecco cos'altro
si legge nel depliant:
...dona calma, benessere e serenità, è utile contro
l'insonnia e i disturbi psicosomatici ed energizza tutte le cellule
e gli organi del corpo, umano, apportando all'organismo una rinnovata
e straordinaria vitalità.
Speciali piramidi dotate di particolari piastre consentono di captare
un'energia ben 120 volte superiore con un notevole ampliamento e
approfondimento delle proprietà benefiche e consentono di
agire positivamente in persone che presentano numerose affezioni:
artrosi, artrite, astenia, bronchite, gastrite, gotta, lombaggine,
sciatica, reumatismi, fratture, psoriasi, depressione, disturbi
psicosomatici, alcolismo, ecc.
La piramide può essere associata alla Bio-terapia (ovverosia
la pranoterapia) con effetto sinergico.
Date le sue proprietà conservative, essa aiuta a mantenersi
giovani a lungo. Il cantante Michael Jackson vi dorme abitualmente
dentro.
Questa speciale struttura viene usata anche da sportivi, anziani,
da chi si vuole mantenere in forma, come cura di bellezza.
La piramide serve inoltre a combattere le malattie dovute a una
carenza del campo magnetico; la terra ha infatti un enorme campo
magnetico dell'ordine di 0.2 gauss, il quale può presentare
notevoli alterazioni dovute sia a zone geopatologiche (si vedano
a proposito gli studi condotti dal medico Ernest Hartmann dell'università
di Heilderberg) dovuti ad esempio a corsi d'acqua sotterranei, o
a giacimenti nel sottosuolo o a frequenze radioelettriche provocate
da emittenti radio, TV, radar e linee elettriche ad alta tensione.
La piramide quindi forma un benefico campo magnetico, uno spazio
ideale per l'uomo.
Essa è largamente usata da missionari e suore cattoliche
nei paesi del terzo mondo per alleviare le sofferenze dei malati
gratuitamente e senza alcuna invasività, per la sua efficacia
e polivalenza, per il suo facile trasporto in zone impervie e comunque
non dotate di energia elettrica.
Per i suoi effetti spesso prodigiosi è stata ribattezzata
"la piramide dei miracoli".
Tutto molto suggestivo e affascinante, non c'è che dire. Ma è tutto vero?
Verifiche sul "potere delle piramidi"
L'unico modo per capire se le affermazioni propagandate dai
venditori di piramidi sono affidabili è quello di mettere
a confronto una di queste piramidi con un semplice modellino di
cartone. E' quanto ha fatto Sergio Facchini, biologo ambientale
al Centro Ricerche Biotecnologiche di Cremona, il quale ha poi comunicato
i suoi risultati su Scienza & Paranormale, la pubblicazione
del CICAP .
Il dr. Facchini si è servito di due diverse piramidi, la
prima di metallo placcata in oro con lato della base di 13 centimetri,
acquistata in un negozio specializzato, mentre la seconda è
stata realizzata in cartone omogeneo con lato della base di 45 centimetri.
Il biologo è stato particolarmente attento rispettare scrupolosamente
le proporzioni della Grande Piramide.
Per quanto riguarda il materiale per la realizzazione dei modelli
è consigliato da alcuni l'uso di sostanze omogenee come legno,
vetro, cartone non ondulato, tessuto e plastica mentre da altri
sono indicati vari metalli ed escluso l'impiego di plastica, legno
e isolanti in genere; per questo motivo, il dr. Facchini ha deciso
di procedere con due piramidi, una metallica e l'altra di materiale
isolante.
Le raccomandazioni per l'uso fornite dagli "esperti" sono
le seguenti: l'attrezzatura deve essere protetta da correnti d'aria
e posta lontano da televisori, computer e oggetti metallici che
ne perturberebbero il campo magnetico; inoltre, va posizionata con
una faccia rivolta a nord. L'ultima indicazione prevede che le sostanze
collocate all'interno della piramide siano poste a un terzo dell'altezza
(in corrispondenza della Camera del Re della Grande Piramide, dove
"l'energia positiva" sarebbe massima) e che i contenitori
utilizzati all'interno non siano di metallo ma, piuttosto, di vetro
o cartone.
La piramide in metallo utilizzata per l'esperimento disponeva anche
di un "concentratore di energia", talvolta indicato come
"acceleratore". Si tratta di un disco in "lega speciale"
da porre sotto al campione in sperimentazione per attirare più
facilmente le "onde magnetiche piramidali" e potenziarne
gli effetti.
Lasciamo dunque parlare direttamente il dr. Facchini perché
ci illustri i risultati ottenuti con le sue prove.
Conservazione del latte
"Si dice che il latte conservato in piramide si mantenga
fresco più a lungo, anche per diversi giorni, mentre un campione
di controllo esterno inizia rapidamente a fermentare e quando questo
si è ormai alterato quello trattato in piramide sarebbe ancora
perfettamente bevibile. Si è quindi semplicemente controllato
nel tempo il valore del pH (cioè l'indicatore di acidità)
di un latte fresco parzialmente scremato versato in tre piccoli
contenitori in vetro, con l'aggiunta di 0,3 percento di latte precedentemente
fermentato per avere un inoculo batterico omogeneo per tutti i campioni
esaminati.
"Un primo recipiente è stato posto sotto la piramide
più piccola in metallo, da ora indicata semplicemente con
PP, un secondo in quella grande in cartone, da ora indicata PG,
mentre un terzo campione rappresentava il controllo esterno, chiamato
da ora C. Ci si è preoccupati di controllare attentamente
l'orientamento dei modelli e la disposizione del contenitore, con
la sua parte mediana a un terzo dell'altezza della piramide. Il
pH iniziale era 6,78 per tutti i campioni e la temperatura è
sempre stata 27°C; dopo 6 ore si aveva un pH di 6,65-6,64-6,65
(rispettivamente riferiti a C-PP-PG), a 10 ore 6,58-6,55-6,56; a
24 ore 5,13-5,10-5,11; a 31 ore 4,76-4,75-4,75; a 48 ore 4,46-4,48-4,47.
"Le prove sono state ripetute, questa volta con latte a lunga
conservazione parzialmente scremato e senza inoculo; a parte il
tempo più lungo per iniziare il processo fermentativo, dovuto
alla bassa carica batterica iniziale che derivava solo in questo
caso dal contatto con i recipienti e con l'aria, i risultati hanno
fornito la stessa risposta e cioè l'assenza di qualunque
differenza tra il comportamento del latte nelle piramidi e il controllo
esterno".
Affilare le lamette
"Collocando per qualche settimana le lamette usate in piramide
con il lato più lungo orientato lungo l'asse nord-sud",
continua il dr. Facchini nella descrizione dei suoi esperimenti,
"l'energia emessa dalla costruzione agirebbe riparando le alterazioni
e le deformazioni del bordo. La prova è stata effettuata
per dieci settimane con una lametta le cui alterazioni del bordo
sono state inizialmente osservate con microscopio stereoscopico
e accuratamente evidenziate; i controlli successivi, fino alla decima
settimana, indicano l'assenza di ogni variazione, anche minima,
nelle alterazioni dei suoi bordi".
Su questa presunta proprietà delle piramidi sono state condotte
anche altre verifiche. Al laboratorio metallurgico dell'Istituto
politecnico Ryerson di Toronto, in Canada, per esempio, il dr. Dale
Simmons condusse un esperimento su tre lamette nuove. Una posta
sotto una piramide prodotta dalla Toth Pyramid Company di New York,
una sotto una piramide di cartone prodotta artigianalmente dai ricercatori
e una lasciata all'aria aperta .
Prima dell'esperimento, ogni lama fu strofinata per dieci volte
con le setole di uno spazzolino da denti, in modo da ridurre il
filo a tutte in maniera omogenea. Fotografie al microscopio furono
quindi scattate a ogni lametta.
Dopo sette giorni le lamette furono recuperate e fotografate nuovamente.
Risultato: il filo di tutte le lamette, compresa quella di controllo
lasciata all'aria aperta, si era leggermente arrotondato. Le piramidi,
dunque, non avevano avuto alcun effetto peculiare sui campioni.
Secondo Simmons, sarebbero due i motivi per cui si sarebbe portati
a credere che le piramidi rifanno il filo alle lamette consumate.
Innanzitutto, c'è il fattore psicologico da tenere presente:
"Quando si può dire esattamente che una lametta è
consumata? E come fa una persona a dire se una lametta lasciata
sotto una piramide è più affilata di com'era prima?
Il giudizio non può che essere estremamente soggettivo e,
quindi, facilmente manipolabile dai propri desideri e dalle proprie
aspettative
Inoltre, questi test soggettivi sull'affilatura
sono resi ancora più imprecisi da un fattore non quantificabile
come la precisione dei ricordi, visto che tra il "prima"
e il "dopo" esperimento passa comunque del tempo".
C'è poi da tenere presente un secondo fattore, che potremmo
definire di "equilibrio naturale". In natura, infatti,
c'è una tendenza diffusa, anche se non universale, che fa
ritornare a un precedente stato di equilibrio le cose disturbate.
In fisica ciò è esemplificato dal Principio di Le
Chatelier, che descrive il comportamento dei sistemi chimici che
si trovano in equilibrio al termine di una reazione. Ogni tentativo
di cambiamento da questa condizione, dovuto per esempio a un innalzamento
della temperatura o della pressione, causa una reazione chimica
che tende a minimizzare questo cambiamento. In biologia, lo stesso
fenomeno è esemplificato dall'omeostasi, ovvero la tendenza
generale nei sistemi biologici, dai più semplici a più
complessi, di mantenere uno stato di equilibrio dinamico, ottenuto
attraverso un processo di autoregolazione che permette di raggiungere
le condizioni ideali alla sopravvivenza. Tutto ciò vale anche
per il fatto che le lamette sembrano più affilate se le si
lascia a riposo per qualche tempo. "Questo fenomeno",
continua Simmons, "si può attribuire al movimento delle
molecole d'aria intorno e contro la lama: movimento che aiuta ad
arrotondare le parti più fragili (cioè le punte)".
Germinazione dei semi
Torniamo ora agli esperimenti del dr. Facchini. Una delle credenze
più diffuse è quella secondo cui sementi poste sotto
una piramide germinerebbero più in fretta. Ecco come il biologo
ha verificato quest'affermazione.
"Si è proceduto con una semplice prova di germinazione
in piastre Petri utilizzando cento semi di lattuga per ogni piastra
e ripetendo il tutto quattro volte. La percentuale di semi germinati
(valori medi) dopo un giorno era 40,5% per C, 39% per PP e 40% per
PG, dopo due giorni 63% per C, 60,8% per PP e 64 % per PG, dopo
tre giorni 73% per C, 69,5% per PP e 71,8% per PG, dopo quattro
giorni 77% per C, 75% per PP e 75% per PG".
Come è possibile osservare, a parte piccole oscillazioni
statistiche, non si ha evidenza di fenomeni di alcun tipo. Inoltre,
va segnalato che il dipartimento di orticoltura dell'Università
di Guelph in Canada ha dimostrato che le piramidi non hanno alcun
effetto sulla crescita delle piante .
Purificazione dell'acqua
Sempre a detta dei sostenitori del "potere delle piramidi",
la forma piramidale "influenzerebbe la struttura molecolare
dell'acqua e, di conseguenza, impedirebbe la putrefazione dell'acqua
inquinata". Il dr. Facchini ha quindi proceduto così:
"Si è preparata una soluzione con 100 milligrammi di
glucosio per litro, oltre a sali minerali secondo i rapporti previsti
per l'analisi del B.O.D. (Domanda Biochimica di Ossigeno, un'analisi
che si effettua per valutare il consumo di ossigeno delle acque
inquinate) , riempiendo successivamente tre piccole beute in vetro
e aggiungendo una certa quantità di blu di metilene, sostanza
che si decolora quando l'ambiente da ossidante diventa riducente,
indicando visivamente l'inizio dei processi putrefattivi. Per questa
prova, chiamata test di stabilità relativa , si deve misurare
il tempo necessario per la decolorazione del campione. I risultati
hanno indicato un tempo di decolorazione di 18 ore sia per C che
per PP e PG e quindi non si nota nessuna differenza nel comportamento
dell'acqua nei tre casi considerati".
Il caso della mummificazione
Tra i prodigi attribuiti alla piramide non poteva mancare, naturalmente,
anche quello di riuscire a mummificare frutta, carne e altri materiali
organici posti al suo interno. Secondo alcuni, anche i corpi degli
antichi Egizi si sarebbero conservati fino ai nostri giorni solo
perché posti all'interno delle piramidi.
In realtà, l'eccellente stato di conservazione delle mummie
egiziane non ha nulla a che vedere con il presunto "potere
delle piramidi" né, tantomeno, con fantomatiche tecniche
segrete di imbalsamazione. In parte è dovuto alle tecniche
di imbalsamazione in uso all'epoca, che gli archeologi sono riusciti
a ricostruire nei minimi dettagli, e in parte al clima dell'Egitto.
Come riporta William H. Stiebing Jr. nell'ottimo Antichi Astronauti
(Avverbi edizioni) "L'imbalsamazione non veniva praticata dai
primi Egizi. Le sepolture preistoriche furono effettuate in tombe
poco profonde scavate nel deserto sabbioso vicino al Nilo, senza
alcun tentativo di preservare i corpi; ma in questi cimiteri predinastici,
alcuni cadaveri sono conservati persino meglio di mummie più
recenti. La sabbia calda e secca del deserto ha infatti prosciugato
i corpi, estraendone l'umidità prima che potessero andare
in putrefazione e la pelle ha assunto l'aspetto di cuoio conciato.
Forse, alcuni di questi corpi naturalmente mummificati vennero portati
alla luce mentre si scavavano nuove tombe. Questo potrebbe aver
indotto gli Egizi a cercare mezzi artificiali di conservazione,
in base all'idea che, se si poteva conservare il corpo, anche l'anima
avrebbe continuato a vivere".
Le tecniche di imbalsamazione furono sviluppate verso la fine della
III o l'inizio della IV Dinastia, nel 2600 a.C. circa. "Gli
Egizi", continua Stiebing, "scoprirono che il natron,
un sale naturale che si trova nei pressi del Cairo, assorbiva l'umidità
e poteva quindi prosciugare i corpi come le sabbie del deserto.
Il natron era anche leggermente antisettico, qualità che
aiutava a prevenire la putrefazione. Dopo molte prove gli imbalsamatori
perfezionarono le loro tecniche e misero a punto il metodo che sarebbe
poi stato adoperato, con poche modifiche, per tutti i venticinque
secoli di storia egizia" .
E i nostri modellini di piramide? Secondo chi le vende, "la
carne, in fette sottili, si disidrata molto più velocemente
se posta in piramide su un vassoio di vetro o cartone con il lato
lungo orientato secondo l'asse nord-sud". Per testare questa
ipotesi, il dr. Facchini ha preparato su tre supporti di vetro rettangolari
alcune fettine di carne suina. "La carne", spiega Facchini,
"è stata tagliata con uno spessore di circa mezzo centimetro
e si è controllata ogni giorno la perdita di peso del prodotto
mediante bilancia analitica e curando attentamente l'allineamento
nord-sud per i supporti e le piramidi. I risultati indicano dopo
un giorno una perdita di peso del 60,4% per C, 63,1% per PP e 62%
per PG mentre dopo due giorni si ha 67,2% per C, 66,8% per PP e
66,9% per PG ed infine il terzo giorno si ha il 68% per C, il 67,2%
per PP e 67,3% per PG. La prova è stata ripetuta confermando
quanto già visto e cioè solo piccole variazioni dovute
alla difficoltà di avere campioni perfettamente omogenei".
Del resto, che pezzi di carne, frutta e altri alimenti deperibili
si possano essiccare naturalmente, senza interventi chimici né
tantomeno paranormali, il CICAP ha avuto modo di verificarlo molte
volte.
Incontro con una "mummificatrice paranormale"
Un caso tipico è quello di una signora di Bologna che
qualche anno fa si presentò al CICAP affermando di possedere
la capacità di mummificare delle uova. Ci raccontò
il suo modo di procedere: dopo aver rotto l'uovo su un piattino,
vi imponeva le mani, a circa dieci centimetri di distanza, per una
decina di minuti, e ripeteva l'operazione ogni giorno per una settimana.
Il risultato era sorprendente: l'albume diventava secco e trasparente
come celluloide, il tuorlo duro come gomma. Non vi era traccia di
muffa, né cattivo odore o segni di decomposizione. Siccome
eravamo molto colpiti proponemmo alla signora un semplice test:
rompere una dozzina di uova in altrettanti piattini, "trattarne"
soltanto un paio per poi confrontarle con le altre.
La signora accettò, ma affermò che la stanza in cui
ci trovavamo era ormai "satura delle sue vibrazioni" e
che questo avrebbe causato la mummificazione di qualunque cosa.
Ci servimmo dunque di un'altra stanza, in cui la signora non era
mai entrata e dove fu eseguito il "trattamento" su due
uova scelte a caso tra le dodici che avevamo portato, numerandole
tutte e lasciandole poi a riposo per cinque giorni nelle stesse
condizioni di umidità e temperatura.
Al termine del periodo di riposo, alcuni giudici indipendenti furono
chiamati per valutare se vi fossero differenze tra le uova. Nessuna:
sorprendentemente, tutte si erano seccate nello stesso modo. Nessuna
emanava cattivi odori, nessuna era marcita oppure ammuffita. La
signora, informata del risultato, si dichiarò sorpresa ma
felice: "Ma allora è una meravigliosa capacità
che abbiamo tutti noi! Potremmo farci molto bene gli uni con gli
altri!". Quando le spiegammo che secondo noi si trattava invece
di un processo di disidratazione del tutto naturale, non sembrò
affatto convinta: "Eppure un professore mi ha assicurato che
ho dei poteri; il mio elettroencefalogramma è ricco di onde
"similalfa"!"
Effettivamente, siamo abituati a pensare che il materiale organico
si deteriori facilmente e a ritenere che la carne e le verdure si
debbano conservare necessariamente in frigorifero o in un congelatore.
Ma la mummificazione non è altro che una disidratazione,
la perdita di acqua dai tessuti, in altre parole un rinsecchimento.
In particolari condizioni di temperatura elevata, bassa umidità
e ventilazione, organismi morti, anche di notevoli dimensioni, possono
disidratarsi abbastanza velocemente e mummificarsi spontaneamente
senza che avvenga alcuna decomposizione. Il fenomeno si verifica
spesso in animali che muoiono in zone desertiche, ma talvolta anche
in corpi sepolti in cimiteri con particolari qualità di terra,
oppure defunti posti in sarcofaghi o cripte dotate di determinati
microclimi. In Italia ne sono esempi famosi, tra gli altri, le catacombe
del convento dei Cappuccini a Palermo, il cimitero delle mummie
a Urbania (Pesaro), la cappella di San Michele a Venzone (Udine).
Per tornare a esperienze più comuni, come quelle che si possono
verificare con i modellini di piramide, è chiaro che oltre
ai fattori già citati di temperatura e umidità dell'ambiente,
ne vanno considerati altri come il rapporto peso-superficie, la
percentuale di acqua e altre caratteristiche merceologiche del campione,
per cui alcuni prodotti si mummificano più facilmente di
altri. Capita a volte di trovare per esempio, in qualche angolo
dimenticato della casa, vecchi limoni completamente secchi, leggeri
come cartone; non è difficile ottenerli anche intenzionalmente,
se si dispone di un posto caldo e secco. E naturalmente si dovrebbe
ricordare l'antica arte di conservare alimenti secchi come frutta,
funghi, carne, e così via.
I raggi cosmici del Premio Nobel
Cosa dire allora delle rilevazioni fatte dal Premio Nobel Luìs
Alvarez? Vediamo prima di tutto di capire cosa successe esattamente
in quell'occasione. Nel 1968, Alvarez guida una spedizione di scienziati
egiziani e statunitensi nella piramide di Khafre (Chefren). Scopo
della missione quello di collocare un rivelatore di raggi cosmici
nella camera della piramide: basandosi sulla considerazione che
i raggi viaggiano a velocità diverse attraverso la pietra
e l'aria, si sperava che la lettura del rivelatore indicasse l'esistenza
di altre stanze o passaggi non ancora scoperti.
Una volta inseriti i dati forniti dallo strumento in un elaboratore
elettronico per procedere alla loro analisi non si riuscì
a dare loro un senso. Uno dei ricercatori egiziani fu intervistato
da alcuni giornalisti presenti sul luogo e rilasciò alcune
dichiarazioni, prive di fondamento scientifico ma che furono prontamente
riprese da tutti i giornali e sono tutt'ora riprodotte nelle pubblicazioni
che si occupano dei "misteri" delle piramidi. Ecco come
Alan Landsburg riporta la faccenda, in maniera distorta e superficiale,
in un popolare libro degli anni Settanta: "Il dottor Alvarez
non scoprì mai quale fosse esattamente il problema. Alla
fine si arrese, perché il contatore di raggi cosmici continuava
a impazzire ogni volta che si cercava di utilizzarlo all'interno
della piramide. E' da allora che ci si chiede se non ci sia qualcosa
sigillato dentro quella montagna di pietra, che ancora emana (o
attira?) un certo tipo di raggi o di onde" .
Le cose, nella realtà, sono diametralmente diverse: la causa
delle rilevazioni confuse del rivelatore, infatti, fu scoperta.
A causa delle piccole dimensioni del passaggio che conduce alla
camera della piramide, si era deciso di usare per la rilevazione
dei raggi cosmici due piccole "camere a scintilla", anziché
una sola grande. Il problema, che allora non si era previsto, era
che una volta collegate tra loro le due camere non fornivano alcuna
lettura; inoltre, il neon all'interno delle camere a scintilla era
stato contaminato. Una volta che le camere furono riempite con neon
fresco, le macchine ripresero a funzionare fornendo le letture previste
.
Alvarez, dunque, non aveva scoperto alcuna forza misteriosa all'interno
delle piramidi: c'era semplicemente stato un guasto alle macchine
e, dopo averle riparate, il lavoro poté continuare come preventivato.
Tuttavia, del lavoro di Alvarez nella piramide di Chefren oggi si
parla unicamente per ripetere i primi resoconti giornalisti sbagliati.
Un esperimento da fare in casa
Quello del "potere delle piramidi" è uno di
quei rari casi in cui chiunque sia interessato può facilmente
verificare da sé se le cose stanno realmente come promettono
i venditori di piramidi o se, più probabilmente, hanno spiegazioni
più razionali.
In questo spirito, ecco di seguito alcune semplici istruzioni per
realizzare a casa vostra un esperimento sui poteri delle piramidi.
Con un paio di fogli di cartoncino costruite una piccola piramide
a quattro lati senza fondo e un cubo, anch'esso senza fondo, più
o meno delle stesse dimensioni. Prendete tre piattini e su ciascuno
di essi ponete un pezzetto di carne. I primi due piattini andranno
uno sotto la piramide e l'altro sotto il cubo; il terzo resterà
vicino agli altri due ma senza nulla che lo copra. Prima di metterli
in posizione, sotto ogni piattino, per riconoscerli in seguito,
scriverete con una matita o un pennarello lavabile P, per piramide,
C, per cubo, e N, per nulla. Sistemate quindi un lato della piramide
verso nord e tenetela lontana da radio o televisori, come richiedono
i cultori della teoria. Lasciate riposare il tutto per alcuni giorni.
A questo punto, togliete piramide e cubo e chiamate un giudice all'oscuro
di tutto; presentategli i tre piattini in modo tale che non si capisca
quale proviene dalla piramide, quale dal cubo e quale è stato
lasciato all'aria aperta e chiedetegli di dirvi se nota delle differenze
tra i campioni e quali. E' importante che il giudice non conosca
l'origine dei singoli campioni per evitare che il suo giudizio sia
influenzato. Quello che si troverà, con dimostra l'esperienza,
è che i pezzetti di carne sotto la piramide e sotto il cubo
si sono conservati in modo diverso da quello lasciato semplicemente
all'aria aperta: ciò però dimostra che non è
tanto la forma dell'oggetto sotto cui si trova la carne ad avere
un effetto quanto, piuttosto, il fatto di coprire la carne con qualcosa
che la protegga dall'aria e dalla luce.
Tratto da "Grandi misteri della storia" di Massimo Polidoro
- Edizioni Piemme 2002. Riproduzione autorizzata e limitata a questa
occasione. Il nuovo libro di Massimo Polidoro, "Enigmi della
storia: da Stonehenge al Santo Graal" (Edizioni Piemme) sarà
disponibile da metà settembre 2003.
di Massimo Polidoro
info@massimopolidoro.com
www.massimopolidoro.com




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