

Il dio alato additato nel titolo è Pazuzu, una figura mitologica
dell'antica Mesopotamia (IX-VIII secolo a.C.), un demone, temuto
e venerato dal popolo, raffigurato con testa tozza e deforme, occhi
sporgenti, con quattro ali che a volte sono effigiate come quelle
dell'aquila e in altre immagini come ali da pipistrello, il corpo
al contempo umano e rettiloide ricoperto di piume e di scaglie,
artigli taglienti alle mani e ai piedi, la coda di uno scorpione
in grado d'inoculare il tifo ed il pene con la testa di serpente
sovrastante decomposti genitali. E' più grande di un toro ed è la
personificazione del vento di sud-ovest, "signore dei demoni del
vento malefico", che porta la tempesta, la febbre, il freddo e non
poche malattie, nonché l'espressione simbolica più appropriata di
una visione del mondo, dolorosamente sconnessa, rigurgitante di
divinità ostili da placare e da tenere a bada. E' stato chiamato
anche "Colui che reca la pestilenza".
Pazuzu è la figura-chiave dell'indagine intrapresa in questo libro
che, sulla scia di altri celebri best-sellers dedicati agli "antichi
misteri" (quelle discipline non convenzionali che vanno dalla cosiddetta
"archeologia dei misteri" alla clipeologia, dall'esobiologia -lo
studio su eventuali vite aliene - alla criptozoologia - animali
inesistenti o "superstiti"-, con frequentissime puntate in limitrofi
quanto immensi territori che si nutrono di archeoastronomia, ufologia,
paranormale, esoterismo, mito e religioni, complottismo e storie
segrete e/o alternative), ipotizza che l'uomo possa discendere da
antichissimi Dei, esseri extraterrestri atterrati sul nostro pianeta
milioni di anni fa, forse per rifornirsi di metalli indispensabili
alla loro esistenza. Questi individui immensamente superiori, di
cui esistono soprattutto in Mesopotamia (l'odierno e, quanto mai,
"vissuto" Iraq) svariate testimonianze archeologiche, forse crearono
con la loro ingegneria genetica, per mezzo di molteplici ibridazioni,
un grande numero di esseri, angelici e demoniaci, nonché l'Homo
Sapiens.
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Pazuzu |
Attraverso il susseguirsi dei vari capitoli, seguendo parallelamente
l'antica storia della Mesopotamia con i suoi miti sugli Dei o demoni
ibridi (di cui Pazuzu rappresenta il campione più enigmatico) e
le vicende della moderna archeologia, nelle quali le poche reliquie
del dio alato riescono a creare nuovi misteri, si potrà ampiamente
verificare quanto la cultura contemporanea sia debitrice al pantheon
mesopotamico, che da solo ha dato vita alle grandi religioni del
mondo, monoteistiche e non.
Pazuzu è forse l'archetipo più antico e più genuino di quell'intimo
terrore collettivo che chiamiamo "demonio". Ma, se Pazuzu non è
soltanto un'illusione mitologica, allora le sinergie con la sua
"origine" e la sua "presenza" durante i secoli, dagli albori del
mondo ai giorni nostri, diventano quanto mai interessanti e inquietanti.
Perché molti "fatti" dimostrano, forse oggi più che mai, che esiste,
un luogo non visibile e non raggiungibile dagli umani sensi in cui
Pazuzu e altri ibridi creati dai progenitori alieni sarebbero tuttora
presenti. Da questo "territorio", Pazuzu e i suoi "simili" e gli
altri possono però interagire con la nostra dimensione, attraverso
vere e proprie manifestazioni, misteriosamente "attivate" da oggetti
quali feticci e amuleti, o tramite apparenti episodi di apparente
possessione cosiddetta diabolica, la più famosa delle quali resta
quella fittizia raccontata da William Peter Blatty ne L'esorcista.
Oppure, più sottilmente, entrare in contatto con artisti, scrittori
o individui dalla sensibilità artistica ed esacerbata per manifestarsi
a livello "crepuscolare" nei media o in altri canali della mitologia
contemporanea (musica, film e libri). Ma non sono esclusivamente
questi i canali di "presenza" di Pazuzu. Esiste, infatti, un vastissimo
repertorio di "apparizioni" di creature alate che esibiscono quasi
sempre le stesse forme geneticamente combinate. In genere, su una
base rettiliana, in diversa proporzione compaiono l'animale, l'uomo,
l'insetto e l'uccello. Grandi ali, quasi sempre quattro, sono un
tratto distintivo pressoché onnipresente. Creature terrorizzanti
e, spesso, oggetto di strani culti. A volte interpretate come alieni,
altre volte come demoni. Da qui si transita alla "necessaria" ipotesi,
ampiamente suffragata dalla fisica moderna, di un "Universo B",
una realtà parafisica e transpsichica non visibile ai nostri occhi,
dalla quale provengono Pazuzu e moltre altre "anomalie", di volta
in volta oggetto delle indagini delle discipline non convenzionali
(dagli UFO agli eventi "dannati" alla Charles Fort, dalle piogge
misteriose di rane o ghiaccio alle palle di luce e ai cerchi nel
grano). In ultima analisi, un'indagine nuova e assolutamente inedita
sull'indeterminatezza del mondo reale e sulla collisione sottile
con altri mondi. E, al contempo, la ricerca più completa che esiste
nella saggistica di genere su una figura bizzarra e terribile che
da secoli esercita sulla mente collettiva e sull'immaginario artistico
del mondo un fascino ambiguo e inspiegabile al quale non si sono
sottratti scrittori, registi, musicisti e qualche migliaio di individui,
uomini e donne, le cui energie vibrazionali sono in grado di connettersi,
chi lo sa come, con quelle dimensioni che da anni stiamo tentando
pateticamente d'identificare.
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Cartina del territorio occupato dalla Mesopotamia |
"L'ombra del dio alato" è un saggio che si ambienta per buona parte
nell'antica Mesopotamia, leggi l'attuale Iraq. Nella zona compresa
grosso modo tra Baghdad e Bassora sono stati ritrovati nel corso
degli anni i reperti archeologici che ritraggono Pazuzu, oggetto
e protagonista della nostra indagine. Proprio quella fascia di territorio
che in questi orribili giorni conosce il vilipendio di un'aggressione
ad alta tecnologia distruttiva. Giova ricordarlo: è proprio qui
che, secondo numerosi studiosi di "archeologia misteriosa", è nato
l'Homo Sapiens, si trova proprio qui l'alveo culturale del mondo.
Ma, al di là di opinioni più o meno confutabili, è certo che in
questo paesaggio, bellissimo e desertico, sono ancora alla meglio
custoditi tesori inestimabili e oggetti di grande valore storico-culturale.
In quella Mosul, conosciuta oggi dall'opinione pubblica come "città
del petrolio", e sulla quale ancora cadono grappoli di bombe, è
presente un importantissimo museo in cui sono conservate numerose
tavolette cuneiformi, testimonianza degli "antichi misteri" che,
in parte, il dio alato Pazuzu documenta e rappresenta. E' una coincidenza,
nulla di più. Ma per lo studioso dei miti le concomitanze raramente
sussistono. Esiste piuttosto la "sincronicità" tramandataci da Jung,
che lega misteriosamente la furia bellica che oggi arriva dal cielo
per mezzo dei bombardieri anglo-americani alla violenza distruttrice
di un antico demone che "dal cielo si abbatte sulle case", spazzando
via uomini e cose. Tanto agli albori del mondo che nel terzo anno
del nuovo millennio, per l'Iraq si tratta sempre di una minaccia
volante e annientatrice. E quel vento sabbioso e molesto che per
tre giorni interi ha bloccato l'avanzata delle truppe alleate verso
Baghdad non può non ricordarci che Pazuzu è anche il "signore del
vento di sud-ovest".
di Danilo Arona
darona@tin.it
http://utenti.lycos.it/darona/




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